Perché si dicono le bugie? Bugiardi patologici e bugiardi compulsivi

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Odio i bugiardi compulsivi...eppure ero una di loro.

Da ragazzina raccontavo un sacco di bugie, continuamente. Ero fortemente insicura e cercavo l'approvazione di chiunque, cercando di rendere la mia vita più interessante con aneddoti spesso al di fuori della realtà.
Non ti sto a raccontare quando e perché, è una storia lunga (e ammetto anche imbarazzante), ma ricordo che un giorno mi sono detta: "Ok, adesso basta bugie. Non ne ho davvero bisogno e, se dovessi proprio sentirne l'impulso, devo cominciare a chiedermi cosa mi spinge a dirle".

Il cambiamento non è stato facile e non è avvenuto in un giorno. 

La pulce che mi parlava nell'orecchio, spesso suonava come la voce di una persona la cui opinione è molto importante per me, e influenzava buona parte delle decisioni che prendevo ogni singolo giorno, su qualunque aspetto della mia vita.

Ancora oggi, ogni tanto, quella voce tenta di logorarmi dall'interno.

perché si mente? dalle bugie a fin di bene ai bugiardi patologici, mentire spudoratamente o per necessità, tutti mentono.

 

Mi ero convinta di essere una brutta persona, e non mancavo di precisarlo ad ogni singolo primo appuntamento.

C'è voluta un bel po' di introspezione, qualche seduta dallo psicologo, una persona che non mi ha dato retta quando gli ho detto di scappare (marito meraviglioso ❤️) e parecchie crisi mistiche ma, alla fine, ho trovato il nodo della mia insicurezza. Ho imparato ad ascoltare quella vocina interiore tutta impaurita e assetata di mistificazione della realtà, a identificarne la fonte e a rassicurarla.

Perché se non si impara ad ascoltarsi, caro amico che mi leggi, non se ne esce. Ed è super importante chiedere aiuto, quando non si dispone dei mezzi necessari per farcela da soli.

Il concetto di auto-consapevolezza è alla base di ogni percorso di crescita personale. Se ti interessa approfondire il perché, leggi questo articolo.

Dire le bugie è come vivere una realtà alternativa.

Quando vivi in un mondo dove sei ritenuto strano e controcorrente, è difficile essere se stessi, mentre mentire è molto più facile e appagante…nell'immediato.

Sul lungo termine, finisci per non sapere più chi sei.

Ad oggi, ogni volta che sono tentata di dire una bugia o omettere parte della verità, un sano crampo allo stomaco mi ricorda quali inutili sensi di colpa dovrei affrontare se decidessi di andare fino in fondo alla menzogna. E tanto basta a fermarmi.

E cacchio, come si vive meglio!

👉🏻 Nessuna paura di essere beccati: zero ansia. Beh, non proprio. L'ansia non mi ha ancora abbandonata, ma almeno non ho più attacchi di panico!

👉🏻 Relazioni più sane: chi ti sta accanto, sai che ti vuole bene per ciò che sei e non per chi racconti di essere.

👉🏻 Coscienza pulita: ebbene sì, anche l'integrità morale vuole la sua parte. Mentire è prendersi gioco del proprio interlocutore, e talvolta è un gioco crudele.

Se dico ancora delle bugie?

Certo. Perché, tu non ne dici mai? Se la risposta è no, ne hai appena detta una.

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Tutti mentono. Sì, tutti. Proprio tutti, anche tu che leggi!

Nessuno è esente dal meccanismo delle bugie, e talvolta anche con ragion veduta.

C'è bugia e bugia, giusto?

“La società può esistere solo su una certa base di cortesi bugie e a patto che nessuno dica esattamente ciò che pensa.”
-Yutang Lin-

I motivi che spingono le persone a mentire sono tanti e di natura diversa; alcuni sono innocenti e armati delle intenzioni più buone di questo mondo, altri possono nascondere sintomi più o meno gravi di veri e propri disturbi della personalità.

N.B. L'elenco che trovi sotto è il prodotto del mio vissuto e della mia esperienza personale. Laddove ho usato termini scientifici ho fatto ricerca, cercando di riportare i concetti con quanta più chiarezza e fedeltà possibile alle fonti ma, ci tengo a ricordarlo, non sono una psicologa né una psichiatra.

Lo scopo non è tanto quello di informare, quanto di invitare a riflettere.

Tutto chiaro? Si parte!

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Motivo delle bugie n°1: Per non ferire.

Esempio: il gatto è schiattato e tu non hai il cuore di dirlo a tuo figlio. Così corri al negozio di animali e ne compri un altro prima che se ne accorga, inventandoti qualche scusa fantasiosa sulle differenze di pelo. Tipo che è andato dal parrucchiere.

In questo tipo di bugia non ci vedo davvero nulla di male. Far affrontare ai bambini il tema della morte è complicato, il tentativo di dissimulazione è più che comprensibile. E poi, se mentiamo su una cosa allegra come Babbo Natale, perché essere nudi e crudi su dei temi così tosti? Di sicuro meglio una storiella ben confezionata che una risposta vaga e inconcludente.

Questo genere di bugie bianche le usiamo spesso anche fra adulti. "Quel taglio di capelli ti sta benissimo!"  "Ti trovo bene, sei dimagrita?" "Ma va, non si vede affatto che hai due occhiaie da panda…"bugiardi compulsivi e bugiardi patologici: quando dire le bugie è una droga
Perché va bene essere sinceri ma, se per esserlo a tutti i costi dobbiamo ferire gli altri, allora è meglio mediare.

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Motivo n° 2: Per difendersi.

A quanti viene istintivo di inventarsi una scusa quando si viene attaccati?

Se sei in ritardo è perché c'era traffico, se non hai consegnato il compito è perché il cane te lo ha mangiato, se hai sbagliato una cosa sul lavoro in realtà l'ha sbagliata il collega o nessuno ti ha detto come dovevi farla, se ti han beccato con l'amante neghi pure davanti l'evidenza…Insomma, pur di uscirne indenni ci si inventa la qualunque.
Questo comportamento nasconde un'incapacità ad assumersi le proprie responsabilità, oltre a una bella dose di insicurezza.

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Motivo n° 3: Per autoconvincerci.

La verità ci fa troppo male così ne inventiamo una meno dolorosa.

E funziona eh, sul serio!

Per un po'.

Ma la realtà, presto o tardi, si presenterà alla porta e dovrai imparare a gestirla. Quindi perché non cominciare subito e smettere di raccontarsela?

Prima la affronti, prima il problema verrà risolto. E no, nella vita non ci sono scorciatoie per evitarli.

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Motivo n° 4: Mentire per cercare approvazione.

Se ti senti insicuro, incapace o inadeguato in certe situazioni, è facile cadere nella trappola del "ricamo coi fiocchi": raccontare aneddoti che possano essere avvincenti per chi li ascolta, abbellendoli con particolari che non sono mai esistiti. Un po' come fa Barney Stinson in "How I met your mother"!

Ebbene, non è necessario mentire per sembrare più divertenti, o più profondi, o più qualunque-cosa-tu-voglia-essere. Si può anche raccontare la vita reale per come è ed essere comunque interessanti.

Si chiama capacità di "storytelling", e c'è chi ci ha creato su un intero business.

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Motivo n° 5: Mantenere la privacy

Facilmente comprensibile, specie se si tratta di argomenti molto personali e delicati (come l'essere gay, per esempio).

Ma talvolta è un meccanismo un po' portato all'esasperazione - come quelli che non raccontano a nessuno dove vanno in vacanza per scaramanzia…grrrrr che nervoso!

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Motivo n° 6: Evitare il conflitto.

Non sempre è il momento giusto per litigare, e inventarsi una scusa può essere un modo per rimandare. Ma il litigio presto o tardi salterà fuori, anche amplificato e mascherato sotto altri problemi.

Piuttosto è più salutare (per noi stessi e per le nostre relazioni) imparare a gestire le discussioni in una modalità più costruttiva ed efficace. Non ti senti emotivamente pronto ad affrontare lo scontro? Dillo apertamente. Se il tuo interlocutore è abbastanza intelligente e sensibile per capire, aspetterà.

“Una menzogna può salvare il presente, ma condanna il futuro.”

-Buddha-

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Motivo n° 7: Questioni di potere.

Fare promesse che non manterrai, pur di vincere un'elezione politica; rimbalzare le colpe sui colleghi, per migliorare la propria immagine agli occhi del capo e fare carriera. Sta alla tua integrità morale decidere cosa è giusto e cosa no. Io credo nella sana meritocrazia e nell'impegno che ripaga.

Lo so, sono un'anima antica…

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Quali di questi motivi sono i più pericolosi? Certamente quelli legati all'autostima e alla capacità di gestire le proprie emozioni.

Mentire ci allontana dalle persone e da noi stessi.

E' la cosa più distante che esista dall'autoconsapevolezza.
Più diciamo bugie e più perdiamo contatto con la realtà che ci circonda, creandone una nuova nella nostra mente che (ahimè) è solo un palliativo.

Il mondo, quello vero, rimane là fuori. Non nella nostra testa.

Dire le bugie è una malattia che la sanità mentale ti porterà via...

Dal dire le bugie a fin di bene al diventare bugiardi patologici c'è un oceano, ma non è qualcosa da sottovalutare. Può diventare un vero e proprio disturbo della psiche, molto difficile da trattare.

Non lo dico solo io, lo dice anche la scienza!

L'amigdala, una delle aree del nostro cervello che gestisce le emozioni, si occupa anche di trasmetterci il senso di colpa. Esiste però un certo adattamento biologico: più l'area viene usata, più si abitua a un nuovo livello di sollecitazione, facendo percepire sempre meno le emozioni negative.
Per questo si dice che "una bugia tira l'altra".

E' un vero e proprio effetto valanga, dal quale diventa molto difficile tornare indietro, arrivati ad un certo livello di gravità.

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Bugiardo compulsivo e bugiardo patologico

Il risultato è simile, ma il motivo che li spinge è profondamente diverso.

Il primo lo fa per se stesso. Vuole sentirsi migliore, più affascinante. Ha bisogno di nutrire il suo ego malandato, ma il senso di colpa nel dire bugie lo percepisce, anche se ben seppellito.

Il secondo è più manipolatorio: vuole ottenere qualcosa ed è disposto a usare qualunque mezzo per ottenerlo. I sensi di colpa non sa nemmeno dove stanno di casa.

Questi due comportamenti possono nascondere dei disturbi di personalità più seri, come il borderline o il narcisistico.
Se ti interessa approfondire, questo articolo ne parla in maniera molto chiara e semplice.

Istintivamente siamo in grado di capire se qualcuno ci sta mentendo, soprattutto se quel qualcuno lo conosciamo bene. Ma quante volte scegliamo semplicemente di crederci?

Come beccare i bugiardi, quando abbiamo ancora qualche dubbio?

No, non è dalle pupille dilatate, come si sente dire nei film.

Non è scientifico né immediato come in "Lie to me" (telefilm basato su Paul Ekman, esperto di espressioni facciali riconosciuto a livello mondiale - te lo straconsiglio!). Però ci sono degli atteggiamenti che le persone ripetono meccanicamente ogni qual volta stanno dicendo una bugia.

Ad esempio, una persona a me molto cara, so che sta mentendo ogni qual volta chiude gli occhi molto lentamente, un po' come fanno i gatti. E' come un battito di ciglia, ma a rallentatore. E' buffa da morire!

Ora, non devi analizzare il battito di ciglia di chiunque incontri, perché non è una regola fissa! Ognuno adotta dei comportamenti compensativi alle bugie del tutto personali. E' un po' come se ogni singola persona avesse un codice da decriptare tutto suo, unico nel suo genere. Con un po' di spirito d'osservazione, possiamo imparare a riconoscerli.

Un altro modo è farsi raccontare più volte la stessa storia, magari a distanza di tempo: un ottimo bugiardo ha un'ottima memoria, ma è probabile che prima o poi scivoli su qualche dettaglio inventato.

Un altro sintomo ancora è quello delle giustificazioni iper-dettagliate: se si perde in mille spiegazioni anche superflue, è probabile che stia mentendo.

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Posso dire a qualcuno che secondo me dice le bugie?

Penso sia bene far notare a qualcuno che sta mentendo, quando ne siamo assolutamente certi.

Se rientra nel profilo compulsivo, puoi far leva sul senso di colpa: si può re-innescare un nuovo livello di disagio, ben più alto di quello al quale si è abituato (perché, sommata al senso di colpa, c'è l'umiliazione), e sperare in una presa di coscienza e, chissà, magari un'inversione di attitudine!

E se rientra nel patologico?

Murphy te ne scampi e liberi.

No dai, sto scherzando (non del tutto, almeno…).

Per me vale sempre la pena tentare di aiutare qualcuno che ha delle difficoltà, soprattutto se è una persona cara. Assecondare certi tipi di comportamenti non aiuta te, né la persona interessata, né la relazione che avete, di qualunque natura essa sia.

L'importante è ricordarsi di affrontare l'argomento con tutto il tatto che riusciamo a raccogliere, perché è come affondare un coltello in una ferita aperta.

Se dovesse andar male, puoi sempre dire di averci provato.

Essere bugiardi non vuol dire per forza essere delle brutte persone.

Sono sicura che avrai incontrato diversi bugiardi nella tua vita; qualcuno ti ha ferito molto, qualcuno meno, ma non poter avere fiducia della persona che hai di fronte non è mai bello.

Ogni caso è a sé e devi valutarlo uno a uno: c'è il bugiardo innocuo, che mente sulle sciocchezze ma mai sulle cose importanti; c'è quello che sembra ultra-sincero, ma magari nasconde un paio di enormi e spaventosi segreti.

Da ex-compulsiva per me è molto facile "riconoscere i miei simili", ma non sempre ho scelto di smascherarli e alcuni continuano ad essere parte integrante della mia vita. Faccio finta di credere alle bugie più piccole; per quelle più gravi, li porto pian piano alla realtà quando ci riesco o quando diventa assolutamente necessario.

D'altronde se si vuol bene a qualcuno, lo si accetta nella sua interezza. Con pregi e difetti.

Se mi fido di loro? Di quel che esce dalla loro bocca no, quasi mai. Ma sono certa che correrebbero se mai avessi bisogno di loro.

E tanto basta.

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Fonti:
https://www.focus.it/comportamento/psicologia/10-cose-che-forse-non-sai-sulle-bugie
https://psicoadvisor.com/bugiardo-patologico-perche-sentiamo-il-bisogno-di-mentire-2534.html
https://www.frasicelebri.it/argomento/bugie/

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Come organizzarsi la giornata per non perdere tempo?

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Hai troppe cose da fare, sempre.

A lavoro ti sovraccaricano e ti dicono di non perdere tempo.

I figli hanno sempre bisogno di te.

I genitori pure.

Gli amici ti dicono che non ti fai sentire mai (e anche i genitori non scherzano...)

Il cane ha bisogno di te, il gatto ha bisogno di te.

Le piante sul terrazzo hanno bisogno di te!

E tu sei lì, a farti schiacciare da tutto questo carico di responsabilità e a non avere mai un momento per te.
Anzi, forse sei come me, che te ne dimentichi qualcuna e finisci per sovrapporle, dovendo sistematicamente rinunciare a qualcosa, nella frustrazione più totale.

Magari hai anche qualcuno vicino, amico o parente che sia, che riesce a fare tutto e ti fa sentire ancora più stupido.

Non è più furbo, è solo più organizzato. (Oppure mente, sapendo di mentire, e ha imparato a gestire il suo tempo secoli fa)

Personalmente, se non ho una tabella di marcia, tendo a procrastinare e rimandare.
Perciò ho deciso di cominciare a programmarmi le giornate interamente.

Non parlo di pianificare i grandi progetti, parlo della vita quotidiana: fare la lavatrice e tutte le pulizie di casa, andare a fare la spesa, scrivere un nuovo post per il blog 😉, ecc.

Perché? Perché sono stufa di non avere mai tempo per me. Sono stufa di rincorrere le scadenze e di farmi consumare dall'ansia, sono stufa di dovermi sacrificare.

Come organizzarsi la giornata? Priorità per importanza o per tempo?

Alcune cose sono importanti, ma altre scadono prima: non cadere nella tentazione di concludere ciò che ti preme di più, ma segui il flusso e svolgi i compiti che hanno una precedenza temporale. Il tempo purtroppo non si può riavvolgere!

Perché non riesco a gestire il tempo?

Se non hai mai abbastanza tempo per fare tutto, le motivazioni possono essere tre:

1. Sprechi un sacco di tempo a cercare di capire cosa devi fare come prima cosa e ti fai prendere dal panico

2. Multitasking sfrenato - cominci 5 cose insieme e non ne concludi una.

figaro-uno alla volta, per carità! non perdere tempo, come organizzarsi la giornataSo cosa stai pensando, soprattutto tu, donna: noi donne siamo più brave a fare più cose contemporaneamente. Ti dirò cosa dice la scienza: è vero, noi donne siamo più brave degli uomini nel multitasking. Ma è proprio il cervello umano a non essere adatto a fare tante cose insieme. Quindi una alla volta, per carità!

3. Vuoi fare troppe cose, semplicemente. E qui non so come aiutarti, se non incoraggiandoti a pianificarti le giornate per capire se davvero pretendi troppo da te stesso/a.

Santo Google Calendar, aiutaci tu a non perdere tempo!

La tecnologia ci viene in grande aiuto: Google Calendar, per esempio, dà la possibilità di fissare gli appuntamenti indicandone la durata, con tanto di sveglia, che possiamo decidere di far suonare anticipatamente quando vogliamo (mezz'ora prima, 15 minuti prima, ecc). Può mandare anche una mail di avviso. E' estremamente versatile e per chi, come me, è un patito di penne colorate e quaderni, può trovare un po' di soddisfazione nel dare colori diversi alle varie categorie...

*feticismo per la cancelleria mode on*

Si può anche condividere il proprio calendario!

Io e mio marito abbiamo un calendario in comune per i nostri progetti di lavoro e uno per i lavori di casa, ed è estremamente comodo. Non rischiamo mai di sovrapporre i nostri impegni singoli con quelli in cui siamo entrambi coinvolti.
Unico contro: devi pianificarti una mezz'oretta per riempire il calendario, una volta a settimana.
Ti consiglio di "pianificare la pianificazione" come prima cosa, cosicché da non dimenticartene mai la settimana successiva!

Prima di tutto, le tue ore di relax

C'è una life coach che addirittura suggerisce di pianificare, come prima cosa, le ore di tempo libero: in questo modo dovrai riempire i buchi rimanenti e sarai spinto a fare quelle cose che ti pesano più velocemente, per non dover sacrificare i momenti di libertà.

Ne parla in questo video. E' in inglese. Lo so, fatichi a capire l'inglese, ma dovresti impararlo, sai? Ti apre mille porte (e mille risorse).

Ma io so di doverle fare queste cose, non ho bisogno di metterle in calendario!

Invece sì, ne hai bisogno. A meno che tu non sia una macchina infallibile che non dimentica mai niente, avere tutto pianificato con tanto di sveglia ti semplifica la vita.

Provaci, poi mi saprai dire.

Preparati a cambiare i piani.

Datti delle scadenze, ma sii pronto ad infrangerle!

Non devi fustigarti se non riesci a rispettare una tabella di marcia, ma piuttosto chiediti se quel programma non fosse eccessivamente pieno o rigido.
Oppure ti ritroverai, come me, un sacco di tempo libero extra. 😇

Se non ho la vita piena di cose da fare, perdo tempo in cose inutili

Sai che c'è? Serve anche un po' di frivolezza nella vita. Non puoi passare tutta la tua esistenza facendo solo cose spiacevoli, ti devi anche svagare. E' un diritto sacrosanto.
Anzi, ti dirò di più: pianifica i momenti di svago alternandoli a quelli del dovere: così diventeranno dei veri e propri premi, e ti auto-stimolerai a lavorare di più e meglio per il premio successivo!
Dicesi "rinforzo positivo". Non l'ho inventato io e non funziona solo sugli animali da addestrare.

C'è un intero capitolo su Wikipedia a riguardo.

Allora, cosa aspetti? Non perdere tempo e pianificati la settimana!

Fammi sapere poi com'è andata, magari con un commento qui sotto oppure scrivendo nel gruppo su Facebook.

Buon lavoro e buona settimana!

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Cosa fanno le persone di successo? [Capitolo 4°]

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Cerca le persone di successo che fanno il mestiere che ami, e trai ispirazione da loro

Molto tempo fa, osservare quelli che "ce l'hanno fatta" era per me motivo di frustrazione e invidia: volevo fare come loro, volevo ESSERE loro ma ahimé, la dea della fortuna non mi considerava nemmeno di striscio.
Quando finalmente ho realizzato che la fortuna non c'entrava proprio niente (o meglio, che la fortuna me la dovevo creare io), ho cominciato a guardare le persone di successo con uno spirito tutto nuovo; ho capito che quel sentimento di invidia era strettamente legato alla mia insicurezza e ai sensi di colpa, per non aver fatto tutto quello che potevo per raggiungere i miei obiettivi e assecondando procrastinazione e paura del giudizio - quello altrui ma soprattutto il più rigido di tutti, il mio.

Le persone di successo sono persone. Non creature mistiche.

Nel mondo del lavoro, c'è la tendenza generale ad impostare una facciata di perfezione.

Tutto deve sembrare perfetto dall'esterno, come se ammettere di essere umani e di avere dei difetti fosse un modo per danneggiare la propria immagine di autorevolezza.

Quando ti rendi conto di ciò, la distanza che percepisci fra te e il "professionista" si annulla: non è un mostro, mangia caga e dorme come ognuno di noi.

Semplicemente, lavora sodo per raggiungere i suoi obiettivi.
Perciò perché non osservare con attenzione ciò che fanno e prendere spunto? 😉

Alla ricerca delle persone di successo

Le regole base sono semplici e valgono per tutti, a prescindere dal tipo di settore/attività da analizzare:

🐣 Ragiona da cliente! Cerca su Google le parole che le persone, secondo te, utilizzano per cercarli a loro volta sui motori di ricerca

🐣 Cerca i professionisti con i quali puoi facilmente empatizzare, perché hanno una comunicazione che apprezzi o molto simile alla tua

🐣 Guarda chi fa qualche errore, secondo te, nell'immagine che comunica (branding) o qualche errore di strategia di marketing e prendi nota; potresti scoprire nel tempo che non era affatto un errore o, semplicemente, ti eviterai di farlo tu quando ti troverai nella stessa situazione

🐣 Non avere fretta e non essere superficiale - una ricerca come si deve, se fatta giornalmente (o quasi), dura almeno 3/4 settimane

🐣 Prendi nota di tutto il materiale, i libri di testo, i corsi che esistono per arricchirti; molti li userai, altri no…ma meglio avere una fonte da quale attingere, anche più in là nel tempo. Inoltre, ti accorgerai meglio di quali sono i "testi sacri" che vengono consigliati un po' da tutti e dei nomi ai quali dare più peso rispetto ad altri

🐣 Iscriviti ai gruppi Facebook, forum, podcast, newsletter, ecc.

Immergiti completamente nel mondo in cui vuoi entrare e raccogli più informazioni che puoi!

Come ho trovato le mie persone di successo da seguire?

Prima di decidere di stravolgere la mia vita e diventare piemontese, volevo essere assolutamente sicura che la strada del copywriting fosse percorribile. Ma come potevo avere qualche certezza in più?

Siamo tanto fortunati al giorno d'oggi: su Internet trovi veramente di tutto e con grande facilità.

Così ho sfruttato il magico mondo del web e ho cominciato a cercare chi fa questo mestiere da tempo; ho cercato articoli in cui si raccontavano, nel loro percorso di apprendimento e nella loro vita di professionisti della scrittura persuasiva, sia online che offline. Mi sono iscritta a dei gruppi Facebook, senza essere un membro attivo ma osservando in religioso silenzio e assorbendo nuove informazioni come una spugna. Poi, non avendo ancora voglia di scappare, ho fatto un paio di piccoli investimenti: ho acquistato "How to write copy that sells" di Ray Edwards  e un paio di corsi su Udemy di Evan Kimbrell.

Già da questi strumenti iniziali ho cominciato a capire che stavo seguendo la direzione giusta, che molti meccanismi del copy li stavo già applicando nella vita di tutti giorni e nel mio lavoro da dipendente, istintivamente.
Ho continuato a cercare, fino ad avere una breve lista di "persone di successo" da poter seguire nel tempo.

Il mondo della comunicazione: la vecchia guardia e la nuova guardia

E' facile distinguere chi è nato nell'era digitale da chi, invece, nella sua infanzia non ha avuto un cellulare o tantomeno un pc: questi ultimi non li trovi facilmente online, non hanno siti web personali, non sono particolarmente attivi sui social. Talvolta hanno un profilo su Linkedin (che non sempre fornisce info utili) ma, se sono professionisti che hanno lasciato un segno importante nel loro campo, li sentiremo nominare spesso dagli altri colleghi.

E' il caso di Annamaria Testa, consulente per la comunicazione.

Ha scritto diversi libri, alcuni considerati veri e propri testi sacri (come "La parola immaginata"); scrive per una delle mie testate giornalistiche preferite, l'Internazionale; ha creato nuovoeutile.it, un portale dove raccoglie materiale sulla creatività, in tutte le sue forme. Oltre ad avere diversi decenni di esperienza sul campo, è fottutamente simpatica. In questo TED talk l'ho semplicemente adorata.

Pillole di psicologia? C'è Luca Mazzucchelli.

Psicologo e psicoterapeuta, tratta di crescita personale e lavorativa. I suoi podcast sono brevi, ma densi di spunti su cui riflettere. Da ascoltare assolutamente!

Invece del telegiornale, guardati un bel video di Marco Montemagno a colazione.

"Imprenditore tech", nel suo canale Youtube affronta tematiche sul mondo del lavoro digitale, di nuove tendenze, ma anche di approccio vincente, nel lavoro e nella vita. E lo fa con un approccio leggero, ironico e pungente.

Chiara Gandolfi, la copywriter che vorrei diventare

Se penso a storytelling, passione e creatività, mi viene in mente subito il suo nome. Sarà che non è solo copy ma anche voice talent (e da cantante lirica, sento una certa affinità), ma ho spulciato il suo sito da cima a fondo e ogni tanto torno a guardarlo. Il suo modo di scrivere è semplice, pulito, senza tante parole ricercate ma allo stesso tempo mai banale. Ha scritto anche un libro (che devo ancora leggere, è in cima alla pila però!), "Scrivi più bianco". Trovi il link nella pagina "Chi sono" sul suo sito.

Tatiana Schirinzi, esperta SEO

Diversa area di competenza, simile modalità di comunicazione di Chiara: linguaggio snello, diretto, con un po' di "pucciosità" come piace a me. La sua "SEO pozione" è sicuramente magica quanto il nome.

Michela Murgia e "Morgana", il podcast delle donne fuori dagli schemi

"Donne controcorrente, strane, pericolose, esagerate, stronze e a modo loro tutte diverse e difficili da collocare. Donne che vogliono piacersi e non compiacervi un po’ fate e molto streghe, belle e terribili insieme."

E' questa l'introduzione che ascolterai in ogni puntata, e non potrebbe essere più calzante. Poi metti una bella voce narrante, degli effetti sonori giusti piazzati al momento giusto, aggiungici "Dog days are over" di Florence & the Machine e otterrai un podcast da non perdere.

Dan Lok, da ragazzino del copy a multimilionario

Che la sua storia sia romanzata o meno, la sua capacità comunicativa è indiscussa: nato in Cina e trasferitosi in Canada all'età di 14 anni, racconta di aver fallito 13 attività prima di avere successo. Se stai pensando di avviare un'impresa e mastichi l'inglese quanto basta, i suoi video su Youtube potrebbero tornarti utili.

Giada Carta, una mentore poco convenzionale

Lei si definisce "Soulful mentor": aiuta le donne a trovare l'abbondanza nella propria vita, trovando il giusto equilibrio fra la sfera professionale e quella personale.
Se mi conosci un po', sai che non sono un tipo spirituale/religioso e che il mondo della magia, per me, è frutto della superstizione. Perché te lo sto dicendo proprio ora? Perché Giada ha un approccio molto particolare come mentore: fra un consiglio e l'altro ti citerà qualche tarocco, qualche dea pagana, qualche rituale…Ma, anche se non credi in tutto questo, poco importa: quello che ti insegnerà è assolutamente concreto e reale, soprattutto se aspiri a diventare una freelance. Dai un'occhiata al suo sito: ha messo a disposizione un bel po' di materiale gratuito!

Andrea Giuliodori

E' un ingegnere con la passione per la psicologia e gli strumenti di crescita personale. Gestisce efficacemente.com con grande successo e, secondo me, ha un certo talento per la scrittura. La sua newsletter del lunedì mi ha spesso rimescolato le idee in testa e sollevato la giornata. Grazie di esistere Andrea ❤️

Ljuba Daviè, web designer freelance

Quando ho un dubbio sulle mie attività online, penso sempre "cosa farebbe Ljuba?"

Sarà che ha scelto una grafica con colori pastello come piace a me, sarà che ama la cancelleria come me, ma io questa ragazza la adoro. Mi piace il suo portfolio, il suo brand, il messaggio che vuole portare nel mondo.
Se avessi mai bisogno di una web designer, so con assoluta certezza che mi rivolgerei a lei.

Qui puoi vedere il suo sito.

E tu? Quali sono le tue persone di successo da seguire?

Fammelo sapere con un commento qui sotto!

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Avere talento: sfatiamo il mito!

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Avere talento è una scelta, non il frutto del caso.

Lunghe conversazioni hanno attraversato la mia vita circa questo argomento: un po' per desiderio d'appartenere a quella categoria speciale degli artisti, dove l'avere talento è una "dote innata"; un po' perché è un concetto che mi ha sempre fatto storcere il naso.

Di solito, se voglio formarmi un'opinione su un argomento o una terminologia, come prima cosa cerco il significato e l'etimologia sul vocabolario.

Ho googlato la parola "talento" e i primi risultati sono state le seguenti definizioni:

Dal Corriere della sera: [… Dote, spec. in quanto propensione a qualcosa, capacità in un'attività, in un settore SIN attitudinet. musicale, pittorico; ingegno, genialità: persona di grande t.; estens. la persona che possiede tali qualità…]

Ma quella più interessante, secondo me, è quella del Treccani:

[…per evoluzione semantica dovuta alla nota «parabola dei talenti» (Matteo 25), nella quale i talenti affidati dal signore ai suoi servi sono simbolo dei doni dati da Dio all’uomo.]

Ora, da buona atea quale sono (o vagamente agnostica, devo ancora decidere), a leggere questa definizione mi sale un po' il crimine.

Ma prendiamo un approccio più scientifico della stessa prospettiva: se avere talento è un dono del cielo, analogamente lo si potrebbe definire come una caratteristica innata del proprio corredo genetico, qualcosa sul quale non abbiamo assolutamente il controllo.

Boia che cagata.

Quando ho cominciato a cantare, il pianoforte copriva il suono della mia voce, talmente era debole; ora spacco i muri, infrango cuori e chiamo i colleghi da una parte all'altra del negozio, di 200 metri quadri, senza l'ausilio del microfono.

Son soddisfazioni.

Ok, la natura mi ha donato una conformazione di risuonatori e corde vocali che creano un timbro particolarmente gradevole e sì, i miei zigomi sono quelli di una soprano fortunatissima; ma una volta superate le caratteristiche fisiche, non sta alla mia sensibilità e intelligenza manipolare la mia natura? Ed entro quali limiti, se esistono, posso agire?

Il bello è che non mi applicavo poi così tanto, perché cantare mi piaceva ma mi costava troppa fatica, così ci ho messo almeno 4 anni prima di arrivare a dei risultati piacevoli, 8 per potermi definire una "cantante lirica" degna d'ascolto.

Il mio "talento", la mia voce lirica, me la sono sudata in un totale di 13 lunghissimi anni di studi (e non ho ancora smesso di studiare). Altro che dote di natura!

“Se ho fatto una qualche scoperta di valore, è dovuta più alla paziente attenzione che ad ogni altro talento.”

Sir Isaac Newton

Certo che, se parliamo di alcuni "talenti", il corredo genetico diventa inevitabilmente necessario: se vuoi fare la ballerina classica, non puoi avere le sembianze di una donna sudamericana tutta curve alta un metro e dieci. Vien da sé.

E' vero però che la natura si può aiutare, entro certi limiti, e credo che la mente umana sia molto più malleabile ed elastica di quanto si possa immaginare.

“Non dirmi quanto talento possiedi, dimmi quanto lavori sodo.”

Arthur Rubinstein

Pensa ai bambini cinesi che studiano 8 ore al giorno, dalla tenerissima età di 4, 5 anni. Arrivano a 15 che sono dei fenomeni, ma è ovvio.

Non sono più bravi, studiano di più.

Il mito delle 10000 ore

Svariate ricerche concordano che, dedicando 10000 ore ad un'attività, si arriverà a padroneggiarla perfettamente.

Facciamo due conti? Mi piace un sacco fare i conti.

Diciamo che vogliamo spalmare queste fantomatiche 10000 ore in 10 anni. Sono 1000 ore all'anno.

Le settimane in un anno sono 52; escludiamo almeno un mese di vacanza (o ferie, se sei lavoratore), quindi 4 settimane.

52-4=48.

Togliamo un giorno di riposo a settimana. Anzi, facciamo due.

48*5=240.

Questo è il numero di giorni all'anno che potremmo potenzialmente dedicare allo studio.

1000(ore all'anno)/240(giorni utili)=4,16 periodico.

Ok, 4 ore al giorno per alcuni potrebbero essere tante (non per me, ma io sono una stakanovista, non faccio testo).

Però non stiamo nemmeno parlando di 8 ore al giorno. Per uno studente sono un'inezia, per un lavoratore part-time affrontabilissime.

E in ogni caso, non è questo il punto.

Per avere talento non serve quantità, ma qualità

Puoi passare anche 4 ore al giorno a esercitarti a studiare il pianoforte ma, se fai sempre gli stessi errori e non c'è nessuno a correggerti, continuerai a sbagliare e anzi, rinforzerai la memoria muscolare nei gesti sbagliati.

Stesso discorso vale per le attività puramente intellettuali: se vuoi imparare a scrivere bene ma non impari le regole dell'ortografia o non ti metti a confronto con qualcuno del mestiere, continuerai a scrivere sempre la stessa roba, sempre nello stesso modo.

E' importante quindi strutturare bene le informazioni da acquisire e affidarsi ad un esperto del settore, laddove ce n'è bisogno.

Quindi sì ad un numero di ore consistente, sì all'allenamento quotidiano, ma sempre con coscienza e spirito critico.

Scegli qualcosa che ti piaccia davvero.

Se vuoi avere talento in qualcosa, punta a qualcosa che ti smuove nel profondo: ci metterai molto più impegno e costanza, se quel qualcosa lo faresti tutti i giorni, per il resto della vita (o per un bel po' di anni!).

Ti capita mai di passare delle ore a fare un'attività e, dopo un po', alzi lo sguardo e ti accorgi che ti è volato un intero pomeriggio senza accorgertene?

Quello è il flusso produttivo ideale:  rimanere in equilibrio fra il piacere di farlo e la sufficiente difficoltà che ci stimola ad andare avanti, senza uscirne totalmente frustrati.

Avere talento e il tipo di intelligenza

E' opinione di alcuni che ci sia una naturale inclinazione, in base alla nostra predisposizione a comprendere certe cose rispetto ad altre, che a sua volta è determinata dal corredo genetico.

Io credo sia così solo parzialmente.

alessandro gassmann, figlio di attori. Gli hanno trasmesso i geni o insegnato il mestiere?

Alessandro Gassmann, figlio degli attori Vittorio Gassman e Juliette Mayniel.

Molti musicisti famosi vengano da una famiglia di musicisti, o molti attori sono figli di attori, e così via.

Ma ci sono persone che vengono da un background completamente diverso da quello che si sono scelti, eppure eccellono senza ombra di dubbio.

Fondamentale è l'esposizione fin da tenera età a certe attività e discipline, permettendo di sviluppare meglio un certo tipo di intelligenza piuttosto di un'altra.

Se sei cresciuto in una scuola dove gli insegnanti hanno una propensione alle arti, è probabile che avrai qualche chance in più di sviluppare una certa sensibilità artistica.

Eric Clapton è la dimostrazione che si può essere figli di nessuno ed essere grandi artisti

Eric Clapton è stato cresciuto dai nonni, non musicisti.

Eric Clapton non era figlio di musicisti,eppure è un chitarrista di fama mondiale che ha segnato la storia del blues. I nonni, all'età di 13 anni, gli hanno regalato la prima chitarra (che non è poi così presto per un musicista, di solito si comincia già a 6 anni o giù di lì). E da ragazzino ha pure pensato di mollare lo studio della chitarra, perché troppo difficile!

Se invece ti sei trovato un gruppo di amici con cui giocare a Dungeons & Dragons e facevi sempre il master, probabilmente avrai acquisito un'incredibile capacità di storytelling...

dungeons & dragons: un ottimo modo per avere talento nello storytelling

Quando si dice "circondati delle persone giuste"… 😎

Ricapitolando:

- Costanza

- Determinazione

- Organizzazione dello studio

- Passione

- Ambiente immersivo

"Avere talento" è una scelta, non una combinazione di eventi e geni fortuiti.

Scegli la tua passione e coltivala, presto o tardi eccellerai! (Oppure fallirai miseramente, ma potrai dire di averci provato).

Se invece hai voglia di leggere qualcosa a riguardo, ti consiglio questo libro di Daniel Coyle, "Piccolo manuale del talento": è leggero, semplice e pieno di suggerimenti pratici e davvero attuabili.

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