Quando ho raccontato a mia madre, per la prima volta, che volevo dimettermi dal mio lavoro da dipendente e fare la freelance, è partita un’accesa discussione di più di due ore.

“Almeno uno dei due deve essere solido” (riferendosi a mio marito, che è anche lui freelance), “Come fai a farti fare un mutuo?”, “Prima sfrutta il periodo di maternità“, “E se poi ti va male?” e tanti altri dubbi, dettati dalla paura e dai piani che lei si era creata per me, nella sua testa.

Io mi sono difesa strenuamente e sono andata dritta per la mia strada, ma ammetto che non è stato facile.

Tutte le obiezioni che ho ricevuto (da lei e da altri) sono frutto della paura. Paura che io non riesca a sostenermi economicamente, che non riesca ad avere i soldi per crescere dei figli, per comprare casa…per tutte quelle cose che, nella nostra radicatissima cultura italiana, sono sinonimo di stabilità.

E quando la società che ti circonda, la famiglia, gli amici ti dicono che funziona così e così deve essere, è difficile rompere le catene e andare controcorrente.
Quella paura te l’hanno contagiata e ti chiama sommessamente dalle tue viscere e dagli angoli più remoti della tua mente, dove ansia e insicurezza si rifugiano e complottano affinché tu possa fallire.

Perché io me lo sono chiesta come e quando avrei comprato casa, se fossimo diventati entrambi partita IVA.
Ma, alla fine, interrogandomi su cosa fosse più importante per me, ho concluso che preferisco metterci qualche anno in più e avere una carriera che mi soddisfi, piuttosto che rifugiarmi in una scelta sicura ma che mi renderebbe felice solo a metà (o molto meno di metà…).

Parla con chi ce l’ha fatta, non con chi non conosce il mondo lavorativo di cui vuoi far parte

Se vuoi fare lo streamer, la web designer freelance o l’artista bohémien e chiedi l’opinione di chi ha fatto il dipendente tutta la vita, non otterrai informazioni esclusivamente attendibili. Come può consigliarti qualcuno che non ci è passato in prima persona?
Non che non possano darci consigli utili, anzi; ma valutiamo attentamente le opinioni che ci arrivano, perché non tutte possono avere lo stesso peso e soprattutto non tutte sono mosse da motivazioni nobili.

Mettiamoci la paura che possiamo fare una brutta fine e finire sotto un ponte, in cima alla lista.
Ma vuoi che qualcuno, forse, sia pure invidioso di vederti intraprendere una strada che lui/lei non ha avuto il coraggio di perseguire?

Quindi sì alle critiche, ma solo se costruttive.

Ogni attività ha delle regole e una tassazione molto diverse.

Al giorno d’oggi, la pressione fiscale di un regime forfettario è molto diversa da un professionista a regime ordinario, che è sottoposto agli studi di settore.

Se hai un negozio e delle bollette da pagare, è una situazione molto diversa da chi, come me, non ha costosi macchinari da mantenere o un affitto di uno studio da sostenere.
Io non sono nemmeno costretta a girare in macchina per cercare o parlare con i miei clienti, posso farlo comodamente da casa. I miei costi di gestione sono, volendo, bassissimi; basta avere un pc e un cellulare decenti, per il resto sono i corsi di formazione a essere la spesa più importante (anche se non si smette mai di formarsi).

Ancora peggio quando il mestiere in sé non è conosciuto: io che realizzo siti web sembra che venda aria fritta…

A meno che tu non voglia affrontare sempre gli stessi discorsi in loop, non cercare di convincere nessuno. L’importante è che sia convinto tu.

Parla del tuo lavoro solo quando ti viene chiesto apertamente e non comunicare i tuoi dubbi e le tue insicurezze. Non è un invito a essere poco trasparenti: è solo un modo per evitare di essere facile preda delle loro ansie.

Per le tue vacillazioni, ci sono persone e posti migliori dove esternarli. Non solo: creati la tua rete di sicurezza, fatta di persone che stanno attraversando il tuo percorso – o lo hanno già fatto, con successo.

Confrontati con altri professionisti e circondati di persone positive, competenti, generose.

Chiedi aiuto, leggi le loro storie, fai delle domande.

Lanciati senza paura perché, anche se arriveranno i rifiuti e i “no, grazie”, ce ne saranno molti altri a voler condividere con te il loro vissuto e pronti a dire: “Sì, certo!”

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