PREMESSA: questo è l’inizio del mio percorso, di come sono riuscita a prendere consapevolezza di me e di come stavo gestendo la mia vita (spoiler: male). Questo non significa che tu debba ripercorrere esattamente i miei stessi passi, ma spero tu possa prendere spunto e magari fare meglio.
Buona lettura!
Prendere consapevolezza: tutto cominciò quando…
Ottobre 2017. All’epoca lavoravo ancora come cassiera per una grande catena di supermercati.
Ero sempre arrabbiata: tornavo tutte le sere a casa lamentandomi della maleducazione dei clienti, dell’incapacità dei colleghi, dei datori di lavoro e dell’azienda. Se riconoscevo per strada qualcuno, cercavo di evitarlo cambiando marciapiede o tenendo lo sguardo altrove. Ricordo che sognavo ad occhi aperti scene in cui entravo in negozio con una mazza chiodata, facendo una strage.
Non sopportavo più nessuno ed ero diventata insopportabile.
Solo che non me ne rendevo conto, perché ormai per me era diventata la normalità: dovevo andare a lavorare, dovevo andarci e basta, fino alla pensione. Stop.
Lo davo per scontato e non vedevo altre possibilità.
Licenziarsi da un indeterminato, poi? Ma sarai mica matta, mi dicevo.
Finché, un bel giorno, il mio pazientissimo e adorabile marito mi ha fatto notare che così non si poteva andare avanti: la mia frustrazione stava mettendo in crisi anche il nostro rapporto.
Era arrivata l’ora di prendere consapevolezza di me stessa e guardare in faccia la grandiosità dei demoni interiori che mi stavano consumando dentro.
Quante volte davvero tornavo a casa sbraitando di lavoro? Quante volte mi arrabbiavo senza un motivo apparentemente valido? Erano gli altri ad avere i loro problemi e a riversarli su di me o stavo sul serio andando alla deriva? E soprattutto, era l’ambiente di lavoro ad essere sbagliato o ero io in un posto non adatto a me?
Cosa puoi fare quando non sai come quantificare qualcosa? Semplice, trova uno strumento e misurala!
Mentre navigavo senza scopo e senza energie fra un pin e l’altro su Pinterest, mi compare la foto di un calendario dell’umore.
Non era niente di speciale, eppure era un’idea geniale: dovevo solo prendere nota del mio umore, ogni giorno, su un foglio di carta. E potevo essere molto creativa nel farlo, su Internet ci sono un sacco di spunti. Quello qui a sinistra è uno dei miei preferiti in assoluto, perché tiene traccia anche delle ore e della qualità del sonno.
Ce n’erano altri che erano strutturati addirittura per l’intero anno, come quello qui a destra –>
A me piace vedere dei risultati immediati e un intero anno mi sembrava un arco di tempo troppo grande per avere un quadro della situazione (ah, maledetta impazienza); inoltre, anche se ho un’ottima memoria per molte cose, ho grosse difficoltà a mantenere degli impegni giornalieri: senza delle sveglie che me lo ricordino, dimentico spesso di prendere le pastiglie o di dare l’acqua alle piante e, molto spesso, suona la sveglia ma dopo 5 minuti ho già dimenticato di dover fare quella cosa. Come i pesci rossi.
E non è che non mi importi di queste cose, so che sono importanti e vorrei farle! Ma tant’è, il mio cervello per qualche motivo fatica a farsele entrare in testa. Nonostante ciò, volevo provare a prendermi questo piccolo impegno giornaliero e vederne i risultati.
Alla ricerca dell’ispirazione giusta
Per quanto riguarda le ore di sonno, mi sono affidata al mio Smartwatch: oltre a dirmi quante ore effettivamente dormivo, mi indicava le ore di sonno profondo. Più preciso di così non si può.
A me hanno regalato questo, ma ce ne sono davvero per tutti i gusti (e per tutte le tasche).
Invece, per il mood calendar, ho cercato delle immagini di fiori che mi piacessero su Pinterest; ho comprato un diario nuovo e ho riempito diligentemente la prima pagina di 31 graziosi fiorellini, a rappresentare ognuno un giorno del mese. La legenda era la seguente: blu per le giornate felici, giallo per le giornate mediocri e rosso per le giornate brutte.
Alla fine il risultato è stato questo:
Sette, e ripeto SETTE misere giornate buone su 31 giorni del mese, 16 giorni “a mezza botta” e altri sette giorni di tristezza e rabbia repressa.
“Mannò…sarò stanca!” mi dicevo. Insomma, di prendere consapevolezza della situazione nemmeno l’ombra.
Pensando di avere avuto un mese sfortunato, ho proseguito il mese successivo per vedere il bilancio finale.
Guardavo tutti quei fiori rossi e non me ne capacitavo: avevo passato più della metà del tempo ad essere arrabbiata/triste/frustrata.
Avevo un problema, e anche grosso: stavo avvelenando la mia vita.
Stavo avvelenando me, mio marito e le persone che mi circondavano. Tutto perché vivevo un ambiente di lavoro malsano, svolgevo una mansione monotona, alienante e noiosa che non mi faceva sentire appagata, per un numero di ore ben al di sopra della mia soglia di tolleranza e per una busta paga decisamente non adeguata allo sforzo che stavo compiendo.
Ho preso il coraggio a due mani e ho deciso che dovevo cambiare lavoro, a tutti i costi.
Vuoi sapere cosa ho fatto dopo? Te lo dico nel prossimo capitolo.
A presto,
Alessia, un po’ cinciallegra ma mai poiana
NOTA BENE: Il calendario dell’umore è solo un pretesto. Per prendere consapevolezza di te, devi prima guardare in faccia quelle parti della tua personalità che tieni rigorosamente seppellite e nascoste dietro una bella facciata di perfezione (quando ci riesci), per paura di chissà cosa.
Perché non provi a compilare un calendario dell’umore? Chissà che non abbia anche tu una grande epifania!
Perché prendere consapevolezza è così importante? Te lo spiego qui.