Odio i bugiardi compulsivi…eppure ero una di loro.
Da ragazzina raccontavo un sacco di bugie, continuamente. Ero fortemente insicura e cercavo l’approvazione di chiunque, cercando di rendere la mia vita più interessante con aneddoti spesso al di fuori della realtà.
Non ti sto a raccontare quando e perché, è una storia lunga (e ammetto anche imbarazzante), ma ricordo che un giorno mi sono detta: “Ok, adesso basta bugie. Non ne ho davvero bisogno e, se dovessi proprio sentirne l’impulso, devo cominciare a chiedermi cosa mi spinge a dirle“.
Il cambiamento non è stato facile e non è avvenuto in un giorno.
La pulce che mi parlava nell’orecchio, spesso suonava come la voce di una persona la cui opinione è molto importante per me, e influenzava buona parte delle decisioni che prendevo ogni singolo giorno, su qualunque aspetto della mia vita.
Ancora oggi, ogni tanto, quella voce tenta di logorarmi dall’interno.
Mi ero convinta di essere una brutta persona, e non mancavo di precisarlo ad ogni singolo primo appuntamento.
C’è voluta un bel po’ di introspezione, qualche seduta dallo psicologo, una persona che non mi ha dato retta quando gli ho detto di scappare (marito meraviglioso ❤️) e parecchie crisi mistiche ma, alla fine, ho trovato il nodo della mia insicurezza. Ho imparato ad ascoltare quella vocina interiore tutta impaurita e assetata di mistificazione della realtà, a identificarne la fonte e a rassicurarla.
Perché se non si impara ad ascoltarsi, caro amico che mi leggi, non se ne esce. Ed è super importante chiedere aiuto, quando non si dispone dei mezzi necessari per farcela da soli.
Il concetto di auto-consapevolezza è alla base di ogni percorso di crescita personale. Se ti interessa approfondire il perché, leggi questo articolo.
Dire le bugie è come vivere una realtà alternativa.
Quando vivi in un mondo dove sei ritenuto strano e controcorrente, è difficile essere se stessi, mentre mentire è molto più facile e appagante…nell’immediato.
Sul lungo termine, finisci per non sapere più chi sei.
Ad oggi, ogni volta che sono tentata di dire una bugia o omettere parte della verità, un sano crampo allo stomaco mi ricorda quali inutili sensi di colpa dovrei affrontare se decidessi di andare fino in fondo alla menzogna. E tanto basta a fermarmi.
E cacchio, come si vive meglio!
👉🏻 Nessuna paura di essere beccati: zero ansia. Beh, non proprio. L’ansia non mi ha ancora abbandonata, ma almeno non ho più attacchi di panico!
👉🏻 Relazioni più sane: chi ti sta accanto, sai che ti vuole bene per ciò che sei e non per chi racconti di essere.
👉🏻 Coscienza pulita: ebbene sì, anche l’integrità morale vuole la sua parte. Mentire è prendersi gioco del proprio interlocutore, e talvolta è un gioco crudele.
Se dico ancora delle bugie?
Certo. Perché, tu non ne dici mai? Se la risposta è no, ne hai appena detta una.
Tutti mentono. Sì, tutti. Proprio tutti, anche tu che leggi!
Nessuno è esente dal meccanismo delle bugie, e talvolta anche con ragion veduta.
C’è bugia e bugia, giusto?
“La società può esistere solo su una certa base di cortesi bugie e a patto che nessuno dica esattamente ciò che pensa.”
-Yutang Lin-
I motivi che spingono le persone a mentire sono tanti e di natura diversa; alcuni sono innocenti e armati delle intenzioni più buone di questo mondo, altri possono nascondere sintomi più o meno gravi di veri e propri disturbi della personalità.
N.B. L’elenco che trovi sotto è il prodotto del mio vissuto e della mia esperienza personale. Laddove ho usato termini scientifici ho fatto ricerca, cercando di riportare i concetti con quanta più chiarezza e fedeltà possibile alle fonti ma, ci tengo a ricordarlo, non sono una psicologa né una psichiatra.
Lo scopo non è tanto quello di informare, quanto di invitare a riflettere.
Tutto chiaro? Si parte!
Motivo delle bugie n°1: Per non ferire.
Esempio: il gatto è schiattato e tu non hai il cuore di dirlo a tuo figlio. Così corri al negozio di animali e ne compri un altro prima che se ne accorga, inventandoti qualche scusa fantasiosa sulle differenze di pelo. Tipo che è andato dal parrucchiere.
In questo tipo di bugia non ci vedo davvero nulla di male. Far affrontare ai bambini il tema della morte è complicato, il tentativo di dissimulazione è più che comprensibile. E poi, se mentiamo su una cosa allegra come Babbo Natale, perché essere nudi e crudi su dei temi così tosti? Di sicuro meglio una storiella ben confezionata che una risposta vaga e inconcludente.
Questo genere di bugie bianche le usiamo spesso anche fra adulti. “Quel taglio di capelli ti sta benissimo!” “Ti trovo bene, sei dimagrita?” “Ma va, non si vede affatto che hai due occhiaie da panda…”
Perché va bene essere sinceri ma, se per esserlo a tutti i costi dobbiamo ferire gli altri, allora è meglio mediare.
Motivo n° 2: Per difendersi.
A quanti viene istintivo di inventarsi una scusa quando si viene attaccati?
Se sei in ritardo è perché c’era traffico, se non hai consegnato il compito è perché il cane te lo ha mangiato, se hai sbagliato una cosa sul lavoro in realtà l’ha sbagliata il collega o nessuno ti ha detto come dovevi farla, se ti han beccato con l’amante neghi pure davanti l’evidenza…Insomma, pur di uscirne indenni ci si inventa la qualunque.
Questo comportamento nasconde un’incapacità ad assumersi le proprie responsabilità, oltre a una bella dose di insicurezza.
Motivo n° 3: Per autoconvincerci.
La verità ci fa troppo male così ne inventiamo una meno dolorosa.
E funziona eh, sul serio!
Per un po’.
Ma la realtà, presto o tardi, si presenterà alla porta e dovrai imparare a gestirla. Quindi perché non cominciare subito e smettere di raccontarsela?
Prima la affronti, prima il problema verrà risolto. E no, nella vita non ci sono scorciatoie per evitarli.
Motivo n° 4: Mentire per cercare approvazione.
Se ti senti insicuro, incapace o inadeguato in certe situazioni, è facile cadere nella trappola del “ricamo coi fiocchi”: raccontare aneddoti che possano essere avvincenti per chi li ascolta, abbellendoli con particolari che non sono mai esistiti. Un po’ come fa Barney Stinson in “How I met your mother”!
Ebbene, non è necessario mentire per sembrare più divertenti, o più profondi, o più qualunque-cosa-tu-voglia-essere. Si può anche raccontare la vita reale per come è ed essere comunque interessanti.
Si chiama capacità di “storytelling”, e c’è chi ci ha creato su un intero business.
Motivo n° 5: Mantenere la privacy
Facilmente comprensibile, specie se si tratta di argomenti molto personali e delicati (come l’essere gay, per esempio).
Ma talvolta è un meccanismo un po’ portato all’esasperazione – come quelli che non raccontano a nessuno dove vanno in vacanza per scaramanzia…grrrrr che nervoso!
Motivo n° 6: Evitare il conflitto.
Non sempre è il momento giusto per litigare, e inventarsi una scusa può essere un modo per rimandare. Ma il litigio presto o tardi salterà fuori, anche amplificato e mascherato sotto altri problemi.
Piuttosto è più salutare (per noi stessi e per le nostre relazioni) imparare a gestire le discussioni in una modalità più costruttiva ed efficace. Non ti senti emotivamente pronto ad affrontare lo scontro? Dillo apertamente. Se il tuo interlocutore è abbastanza intelligente e sensibile per capire, aspetterà.
“Una menzogna può salvare il presente, ma condanna il futuro.”
-Buddha-
Motivo n° 7: Questioni di potere.
Fare promesse che non manterrai, pur di vincere un’elezione politica; rimbalzare le colpe sui colleghi, per migliorare la propria immagine agli occhi del capo e fare carriera. Sta alla tua integrità morale decidere cosa è giusto e cosa no. Io credo nella sana meritocrazia e nell’impegno che ripaga.
Lo so, sono un’anima antica…
Quali di questi motivi sono i più pericolosi? Certamente quelli legati all’autostima e alla capacità di gestire le proprie emozioni.
Mentire ci allontana dalle persone e da noi stessi.
E’ la cosa più distante che esista dall’autoconsapevolezza.
Più diciamo bugie e più perdiamo contatto con la realtà che ci circonda, creandone una nuova nella nostra mente che (ahimè) è solo un palliativo.
Il mondo, quello vero, rimane là fuori. Non nella nostra testa.
Dire le bugie è una malattia che la sanità mentale ti porterà via…
Dal dire le bugie a fin di bene al diventare bugiardi patologici c’è un oceano, ma non è qualcosa da sottovalutare. Può diventare un vero e proprio disturbo della psiche, molto difficile da trattare.
Non lo dico solo io, lo dice anche la scienza!
L’amigdala, una delle aree del nostro cervello che gestisce le emozioni, si occupa anche di trasmetterci il senso di colpa. Esiste però un certo adattamento biologico: più l’area viene usata, più si abitua a un nuovo livello di sollecitazione, facendo percepire sempre meno le emozioni negative.
Per questo si dice che “una bugia tira l’altra”.
E’ un vero e proprio effetto valanga, dal quale diventa molto difficile tornare indietro, arrivati ad un certo livello di gravità.
Bugiardo compulsivo e bugiardo patologico
Il risultato è simile, ma il motivo che li spinge è profondamente diverso.
Il primo lo fa per se stesso. Vuole sentirsi migliore, più affascinante. Ha bisogno di nutrire il suo ego malandato, ma il senso di colpa nel dire bugie lo percepisce, anche se ben seppellito.
Il secondo è più manipolatorio: vuole ottenere qualcosa ed è disposto a usare qualunque mezzo per ottenerlo. I sensi di colpa non sa nemmeno dove stanno di casa.
Questi due comportamenti possono nascondere dei disturbi di personalità più seri, come il borderline o il narcisistico.
Se ti interessa approfondire, questo articolo ne parla in maniera molto chiara e semplice.
Istintivamente siamo in grado di capire se qualcuno ci sta mentendo, soprattutto se quel qualcuno lo conosciamo bene. Ma quante volte scegliamo semplicemente di crederci?
Come beccare i bugiardi, quando abbiamo ancora qualche dubbio?
No, non è dalle pupille dilatate, come si sente dire nei film.
Non è scientifico né immediato come in “Lie to me” (telefilm basato su Paul Ekman, esperto di espressioni facciali riconosciuto a livello mondiale – te lo straconsiglio!). Però ci sono degli atteggiamenti che le persone ripetono meccanicamente ogni qual volta stanno dicendo una bugia.
Ad esempio, una persona a me molto cara, so che sta mentendo ogni qual volta chiude gli occhi molto lentamente, un po’ come fanno i gatti. E’ come un battito di ciglia, ma a rallentatore. E’ buffa da morire!
Ora, non devi analizzare il battito di ciglia di chiunque incontri, perché non è una regola fissa! Ognuno adotta dei comportamenti compensativi alle bugie del tutto personali. E’ un po’ come se ogni singola persona avesse un codice da decriptare tutto suo, unico nel suo genere. Con un po’ di spirito d’osservazione, possiamo imparare a riconoscerli.
Un altro modo è farsi raccontare più volte la stessa storia, magari a distanza di tempo: un ottimo bugiardo ha un’ottima memoria, ma è probabile che prima o poi scivoli su qualche dettaglio inventato.
Un altro sintomo ancora è quello delle giustificazioni iper-dettagliate: se si perde in mille spiegazioni anche superflue, è probabile che stia mentendo.
Posso dire a qualcuno che secondo me dice le bugie?
Penso sia bene far notare a qualcuno che sta mentendo, quando ne siamo assolutamente certi.
Se rientra nel profilo compulsivo, puoi far leva sul senso di colpa: si può re-innescare un nuovo livello di disagio, ben più alto di quello al quale si è abituato (perché, sommata al senso di colpa, c’è l’umiliazione), e sperare in una presa di coscienza e, chissà, magari un’inversione di attitudine!
E se rientra nel patologico?
Murphy te ne scampi e liberi.
No dai, sto scherzando (non del tutto, almeno…).
Per me vale sempre la pena tentare di aiutare qualcuno che ha delle difficoltà, soprattutto se è una persona cara. Assecondare certi tipi di comportamenti non aiuta te, né la persona interessata, né la relazione che avete, di qualunque natura essa sia.
L’importante è ricordarsi di affrontare l’argomento con tutto il tatto che riusciamo a raccogliere, perché è come affondare un coltello in una ferita aperta.
Se dovesse andar male, puoi sempre dire di averci provato.
Essere bugiardi non vuol dire per forza essere delle brutte persone.
Sono sicura che avrai incontrato diversi bugiardi nella tua vita; qualcuno ti ha ferito molto, qualcuno meno, ma non poter avere fiducia della persona che hai di fronte non è mai bello.
Ogni caso è a sé e devi valutarlo uno a uno: c’è il bugiardo innocuo, che mente sulle sciocchezze ma mai sulle cose importanti; c’è quello che sembra ultra-sincero, ma magari nasconde un paio di enormi e spaventosi segreti.
Da ex-compulsiva per me è molto facile “riconoscere i miei simili”, ma non sempre ho scelto di smascherarli e alcuni continuano ad essere parte integrante della mia vita. Faccio finta di credere alle bugie più piccole; per quelle più gravi, li porto pian piano alla realtà quando ci riesco o quando diventa assolutamente necessario.
D’altronde se si vuol bene a qualcuno, lo si accetta nella sua interezza. Con pregi e difetti.
Se mi fido di loro? Di quel che esce dalla loro bocca no, quasi mai. Ma sono certa che correrebbero se mai avessi bisogno di loro.
E tanto basta.