Avere talento è una scelta, non il frutto del caso.

Lunghe conversazioni hanno attraversato la mia vita circa questo argomento: un po’ per desiderio d’appartenere a quella categoria speciale degli artisti, dove l’avere talento è una “dote innata”; un po’ perché è un concetto che mi ha sempre fatto storcere il naso.

Di solito, se voglio formarmi un’opinione su un argomento o una terminologia, come prima cosa cerco il significato e l’etimologia sul vocabolario.

Ho googlato la parola “talento” e i primi risultati sono state le seguenti definizioni:

Dal Corriere della sera: [… Dote, spec. in quanto propensione a qualcosa, capacità in un’attività, in un settore SIN attitudinet. musicale, pittorico; ingegno, genialità: persona di grande t.; estens. la persona che possiede tali qualità…]

Ma quella più interessante, secondo me, è quella del Treccani:

[…per evoluzione semantica dovuta alla nota «parabola dei talenti» (Matteo 25), nella quale i talenti affidati dal signore ai suoi servi sono simbolo dei doni dati da Dio all’uomo.]

Ora, da buona atea quale sono (o vagamente agnostica, devo ancora decidere), a leggere questa definizione mi sale un po’ il crimine.

Ma prendiamo un approccio più scientifico della stessa prospettiva: se avere talento è un dono del cielo, analogamente lo si potrebbe definire come una caratteristica innata del proprio corredo genetico, qualcosa sul quale non abbiamo assolutamente il controllo.

Boia che cagata.

Quando ho cominciato a cantare, il pianoforte copriva il suono della mia voce, talmente era debole; ora spacco i muri, infrango cuori e chiamo i colleghi da una parte all’altra del negozio, di 200 metri quadri, senza l’ausilio del microfono.

Son soddisfazioni.

Ok, la natura mi ha donato una conformazione di risuonatori e corde vocali che creano un timbro particolarmente gradevole e sì, i miei zigomi sono quelli di una soprano fortunatissima; ma una volta superate le caratteristiche fisiche, non sta alla mia sensibilità e intelligenza manipolare la mia natura? Ed entro quali limiti, se esistono, posso agire?

Il bello è che non mi applicavo poi così tanto, perché cantare mi piaceva ma mi costava troppa fatica, così ci ho messo almeno 4 anni prima di arrivare a dei risultati piacevoli, 8 per potermi definire una “cantante lirica” degna d’ascolto.

Il mio “talento”, la mia voce lirica, me la sono sudata in un totale di 13 lunghissimi anni di studi (e non ho ancora smesso di studiare). Altro che dote di natura!

“Se ho fatto una qualche scoperta di valore, è dovuta più alla paziente attenzione che ad ogni altro talento.”

Sir Isaac Newton

Certo che, se parliamo di alcuni “talenti”, il corredo genetico diventa inevitabilmente necessario: se vuoi fare la ballerina classica, non puoi avere le sembianze di una donna sudamericana tutta curve alta un metro e dieci. Vien da sé.

E’ vero però che la natura si può aiutare, entro certi limiti, e credo che la mente umana sia molto più malleabile ed elastica di quanto si possa immaginare.

“Non dirmi quanto talento possiedi, dimmi quanto lavori sodo.”

Arthur Rubinstein

Pensa ai bambini cinesi che studiano 8 ore al giorno, dalla tenerissima età di 4, 5 anni. Arrivano a 15 che sono dei fenomeni, ma è ovvio.

Non sono più bravi, studiano di più.

Il mito delle 10000 ore

Svariate ricerche concordano che, dedicando 10000 ore ad un’attività, si arriverà a padroneggiarla perfettamente.

Facciamo due conti? Mi piace un sacco fare i conti.

Diciamo che vogliamo spalmare queste fantomatiche 10000 ore in 10 anni. Sono 1000 ore all’anno.

Le settimane in un anno sono 52; escludiamo almeno un mese di vacanza (o ferie, se sei lavoratore), quindi 4 settimane.

52-4=48.

Togliamo un giorno di riposo a settimana. Anzi, facciamo due.

48*5=240.

Questo è il numero di giorni all’anno che potremmo potenzialmente dedicare allo studio.

1000(ore all’anno)/240(giorni utili)=4,16 periodico.

Ok, 4 ore al giorno per alcuni potrebbero essere tante (non per me, ma io sono una stakanovista, non faccio testo).

Però non stiamo nemmeno parlando di 8 ore al giorno. Per uno studente sono un’inezia, per un lavoratore part-time affrontabilissime.

E in ogni caso, non è questo il punto.

Per avere talento non serve quantità, ma qualità

Puoi passare anche 4 ore al giorno a esercitarti a studiare il pianoforte ma, se fai sempre gli stessi errori e non c’è nessuno a correggerti, continuerai a sbagliare e anzi, rinforzerai la memoria muscolare nei gesti sbagliati.

Stesso discorso vale per le attività puramente intellettuali: se vuoi imparare a scrivere bene ma non impari le regole dell’ortografia o non ti metti a confronto con qualcuno del mestiere, continuerai a scrivere sempre la stessa roba, sempre nello stesso modo.

E’ importante quindi strutturare bene le informazioni da acquisire e affidarsi ad un esperto del settore, laddove ce n’è bisogno.

Quindi sì ad un numero di ore consistente, sì all’allenamento quotidiano, ma sempre con coscienza e spirito critico.

Scegli qualcosa che ti piaccia davvero.

Se vuoi avere talento in qualcosa, punta a qualcosa che ti smuove nel profondo: ci metterai molto più impegno e costanza, se quel qualcosa lo faresti tutti i giorni, per il resto della vita (o per un bel po’ di anni!).

Ti capita mai di passare delle ore a fare un’attività e, dopo un po’, alzi lo sguardo e ti accorgi che ti è volato un intero pomeriggio senza accorgertene?

Quello è il flusso produttivo ideale:  rimanere in equilibrio fra il piacere di farlo e la sufficiente difficoltà che ci stimola ad andare avanti, senza uscirne totalmente frustrati.

Avere talento e il tipo di intelligenza

E’ opinione di alcuni che ci sia una naturale inclinazione, in base alla nostra predisposizione a comprendere certe cose rispetto ad altre, che a sua volta è determinata dal corredo genetico.

Io credo sia così solo parzialmente.

alessandro gassmann, figlio di attori. Gli hanno trasmesso i geni o insegnato il mestiere?

Alessandro Gassmann, figlio degli attori Vittorio Gassman e Juliette Mayniel.

Molti musicisti famosi vengano da una famiglia di musicisti, o molti attori sono figli di attori, e così via.

Ma ci sono persone che vengono da un background completamente diverso da quello che si sono scelti, eppure eccellono senza ombra di dubbio.

Fondamentale è l’esposizione fin da tenera età a certe attività e discipline, permettendo di sviluppare meglio un certo tipo di intelligenza piuttosto di un’altra.

Se sei cresciuto in una scuola dove gli insegnanti hanno una propensione alle arti, è probabile che avrai qualche chance in più di sviluppare una certa sensibilità artistica.

Eric Clapton è la dimostrazione che si può essere figli di nessuno ed essere grandi artisti

Eric Clapton è stato cresciuto dai nonni, non musicisti.

Eric Clapton non era figlio di musicisti,eppure è un chitarrista di fama mondiale che ha segnato la storia del blues. I nonni, all’età di 13 anni, gli hanno regalato la prima chitarra (che non è poi così presto per un musicista, di solito si comincia già a 6 anni o giù di lì). E da ragazzino ha pure pensato di mollare lo studio della chitarra, perché troppo difficile!

Se invece ti sei trovato un gruppo di amici con cui giocare a Dungeons & Dragons e facevi sempre il master, probabilmente avrai acquisito un’incredibile capacità di storytelling…

dungeons & dragons: un ottimo modo per avere talento nello storytelling

Quando si dice “circondati delle persone giuste”… 😎

Ricapitolando:

– Costanza

– Determinazione

– Organizzazione dello studio

– Passione

– Ambiente immersivo

“Avere talento” è una scelta, non una combinazione di eventi e geni fortuiti.

Scegli la tua passione e coltivala, presto o tardi eccellerai! (Oppure fallirai miseramente, ma potrai dire di averci provato).

Se invece hai voglia di leggere qualcosa a riguardo, ti consiglio questo libro di Daniel Coyle, “Piccolo manuale del talento”: è leggero, semplice e pieno di suggerimenti pratici e davvero attuabili.

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