Cosa fare da grande [Capitolo 2°]
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Marzo 2018 - Bene, era ufficiale: ero incazzata nera per il lavoro che stavo svolgendo e dovevo fare qualcosa.
Ok, ma che cosa? Non mi ero mai chiesta seriamente cosa volessi fare da grande!
Avevo già provato a guardare il lavoro da una prospettiva diversa, provando a convincermi che ero io ad essere inaccontentabile, insofferente o persino troppo ambiziosa per le mie capacità.
Quando siamo in una situazione che non ci piace, è giusto partire come prima cosa da noi stessi e provare a modellarci.
Ma se devo auto-fustigarmi e ridimensionare la mia autostima per poter fare qualcosa, forse è quel qualcosa che non dovrebbe esserci nella mia vita!
Perciò ho cominciato a chiedermi cosa mi avrebbe fatta sentire appagata e ho riflettuto su cosa mi sarebbe piaciuto fare, se avessi avuto la possibilità di scegliere.
Insomma, mi sono posta la fatidica domanda che molte persone si pongono ad un certo punto (o tante volte) nella propria vita...
Cosa voglio fare nella vita?
Mi sentivo inadeguata per qualunque lavoro mi venisse in mente; tutto ciò che mi affascinava prevedeva un lungo ed estenuante percorso universitario e, in quel momento, non avevo né i soldi né la forza d'animo.
E qui è intervenuto Matteo, il mio adorato piccolo Buddha - voi non avete idea, c'ha na pazienza…
Cosa sai fare?
Matteo: "Dai, prendi un foglio e una penna. Comincia a scrivere le cose che sai fare."
Io: "Ehm, e che ne so…beh, so l'inglese e il francese."
Matteo: "Bene, direi che quella può diventare una categoria a sé, visto che mi hai detto che vuoi imparare anche il cinese, il giapponese e lo spagnolo. Aggiungi con un colore diverso le lingue che non sai ancora e che vuoi studiare." *Adoro quando prende sul serio i miei nuovi progetti folli* "Bene, ti viene in mente altro?"
E io, tutta sconfortata: "Mannò, cosa vuoi che sappia fare…"
Matteo: "Va bene, cambiamo categoria. Pensa alle tue abilità personali: non intendo la tua personalità, ma le capacità che ne derivano. Per esempio, una potrebbe essere il multitasking…"
Io: "Ok, è vero, sono brava nel multitasking…"
E poi ne ho aggiunte altre, fra cui la capacità di risolvere problemi efficacemente e rapidamente, rispettare le scadenze, la scrittura, l'essere ordinata (rigorosamente solo sul posto di lavoro, a casa sono un disastro), e una buona memoria.
Finita la prima lista, mi son venuti in mente quegli "insignificanti" 13 anni di studi musicali…come avevo fatto a dimenticarmene? Così ho aggiunto la categoria "musica", tutta contenta di saper fare almeno un paio di cose.
Ma il meglio doveva ancora venire!
Che persona sei?
Matteo: "Bene, ora scrivi gli aspetti del tuo carattere che ti piacciono".
Io: "Ok, staremo qui fino a stanotte".
Matteo: "Dai su, ci sarà pur qualcosa che ti piace di te!"
Dopo lunghe proteste, un paio di piantini e una crisi mistica risolta, sono riuscita a stilare una lista di ben 8 PREGI della mia personalità. Incredibile, non ero da buttare completamente via!
Matteo: "Bene, ora elenca i tuoi hobby, quelle cose che fai tanto per fare."
E via di uncinetto, creazione di gioielli con la pasta di mais, teatro, film, libri, disegnare pulcini buffi…
Matteo: "Ottimo, adesso pensiamo all'immagine che dai di te. Quali qualità hai per presentarti bene con le persone?"
Devo dire che fare canto lirico e calcare il palcoscenico è una roba che mi ha avvantaggiata un sacco: ho potuto aggiungere l'uso della voce (sarei un'ottima centralinista di una linea erotica, ne sono certa), il make up e la capacità di stare su un palcoscenico al centro dell'attenzione senza diventare isterica.
Per ultima (ma non per importanza), abbiamo aggiunto la colonna "Videogiochi". Sì ok, rientrerebbe sotto gli hobby ma, per chi è videogiocatore come me, sa che ci sono mille sottocategorie: gestionali, giochi di carte, rpg, mmorpg, moba, arcade…chi ne ha, più ne metta.
E quindi? Cosa vuoi fare da grande? E perchè lo vuoi fare?
Così Matteo mi chiede: "Ok, di tutte queste cose che sai fare e che ti piace fare, cos'è che ti dà pura gioia? E perché ti piace così tanto farle?"
La conversazione è proseguita per diverse ore ma, alla fine, le pagine del diario erano così:
Lo so, è in inglese, abbiate pazienza: in quel periodo volevo migliorare il mio inglese e perciò facevo qualunque cosa in quella lingua.
E' venuto fuori che mi piace fare tutto ciò che:
- Mi fa sentire in controllo;
- Calma il senso di inadeguatezza;
- Mi fa raggiungere un certo livello di empatia con l'interlocutore;
- Mi permette di sfruttare la mia capacità di storytelling;
- Soddisfa il desiderio di intrattenere il prossimo.
Ero arrivata al centro del motore della mia esistenza.
Quel breve elenco racchiudeva tutto ciò che ero, tutto ciò che desideravo essere e tutto ciò che volevo dare al mondo.
Così sono tornata all'elenco delle cose che sapevo fare, e ho scritto in una pagina successiva l'elenco delle cose che soddisfavano quei requisiti.
Da lì, la parte più difficile: pensare ai potenziali lavori che rientrassero in quel breve ma intenso elenco.
Lavori che peraltro fossero più qualificati (e maggiormente pagati) della mansione che svolgevo, senza richiedere necessariamente un "pezzo di carta" che attestasse le mie competenze.
Cosa fare da grande: perchè è così difficile capirlo?
Ragazzi, ora la racconto a cuor leggero come fosse una cosa facile, ma è stata una delle esperienze più frustranti della mia vita.
Non è stato facile perché ho dovuto ignorare la mia vocina interiore demoralizzante, la bambina spaventata che c'è dentro di me e ogni tanto mi urla "no, non lo fare!"; scalciava con tutte le sue forze perché, se avessi davvero intrapreso una nuova carriera, rischiavo di rimanere delusa e ferita.
Ma fa più male provare e fallire, o guardarsi indietro e avere il rimpianto di non averci provato?
Sono passate settimane prima di riuscire a scrivere l'elenco di possibili lavori che avrei potuto fare: doveva essere una lista ben nutrita, di almeno una ventina di mansioni e ben diversificate.
Alla fine sono arrivata esattamente a 20, e ho cominciato a confrontarle a coppie, escludendone subito alcune.
Di quelle rimaste, ho fatto delle brevi schede informative, per ottenere un'ulteriore scrematura…
"Last but not least"
Avevo lasciato il copywriting per ultimo. Forse sapevo già che sarebbe stata la risposta alle mie frustrazioni e, allo stesso tempo, non avrei più avuto scuse per procrastinare e rimandare il giorno in cui avrei dovuto rimboccarmi le maniche e mettermi in gioco per davvero. Così ho "perso tempo" cercando info su tutto il resto. Ma il mio nuovo colpo di fulmine era lì ad aspettarmi, indolente…
Era il 9 maggio 2018 e avevo deciso che avrei fatto del copy la mia professione. Ed ero fottutamente terrorizzata.
Avevo già nel mio bagaglio culturale diverse skill che giocavano a mio favore, fra cui una buona dose di intuito e tanta, tantissima volontà. Ma, nonostante ciò, avevo la costante paura di aver preso l'ennesima cantonata e che avrei abbandonato questa novità nel giro di poche settimane.
Non conoscevo niente di quel mondo, non sapevo cosa volesse dire, all'atto pratico, svolgere il mestiere del copy, e la sola idea di prendere la decisione di lasciare un posto fisso mi scatenava una paura primitiva.
Ad oggi è passato solo un anno e tre mesi, ma mi sento come se ne fossero passati cinque.
Sono ossessionata dal copy e dalla SEO, la mia mente non se ne distacca mai.
Non passo un momento senza leggere manuali, siti dei miei competitor, gruppi Facebook e video su Youtube.
Spesso mi ritrovo a riflettere e a scrivere e a pianificare, anche in quello che dovrebbe essere il mio giorno di riposo. Ma è proprio questo il bello.
"Fai un lavoro che è una tua passione, e non lavorerai un giorno della tua vita"
Confucio
Hai bisogno di aiuto per trovare la tua strada e il lavoro dei tuoi sogni? Forse qui trovi quel che fa per te.
Secondo me ci sono stati diversi fattori che mi hanno spinta sulla strada giusta del "lavoro dei miei sogni", ma i più importanti sono stati:
- la sufficiente dose di esasperazione dalla vita che stavo conducendo;
- essere circondata da persone che mi hanno spinta nella giusta sequenza di riflessioni e incoraggiata nei momenti difficili, con testardaggine e pazienza;
- il coraggio di alzare la testa e dire "ok aiutatemi, io da sola non ce la faccio";
- un buon allenamento nel training autogeno;
- auto-analisi, di quella da terapia d'urto: guardarsi allo specchio e dirsi la verità senza raccontarsela;
- la rivelazione bruciante che non posso controllare il mondo che mi circonda, ma solo la mia mente.
E poi scrivere, scrivere e ancora scrivere, ma non per lavoro: ho riempito il mio diario fino allo stremo, per poi rileggere a distanza di settimane e avere compassione delle mie paure, che quando si è in difficoltà il bambino spaventato dentro di noi di stronzate ne pensa a palate.
Chiedere aiuto è un atto di forza, non di debolezza.
Per me arrivare a quel momento è stato un punto di arrivo, dopo anni di struggimenti e frustrazione.
E' vero, ho avuto la fortuna di incontrare la persona giusta al momento giusto, ma sono sicura che al mondo ci sia un Matteo per ognuno di noi. A volte è già nella nostra vita, basta saper guardare!
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E tu? Sai già cosa fare da grande?
Quello che mi auguro per te che mi stai leggendo, se sei fra quelli che non sanno cosa vogliono fare da grandi e sentono l'urgenza di scoprirlo a tutti i costi, è che possa essere un punto di partenza per una strada magari non facile, ma che porti ad un risultato concreto e ad un percorso sensato, bello, che ti faccia godere il viaggio prima ancora di raggiungere la meta.
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Se ti interessa un ulteriore punto di vista sul tema del cosa fare da grande, trovo molto interessante questo breve video di Marco Montemagno: è chiaro, diretto, ma soprattutto quello che gli inglesi definiscono "sassy". Buona visione!
Per acquistare il libro di cui parla, "Managing oneself" di P. Drucker, puoi trovarlo su Amazon a questo link.
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